Bondanazzo

La Giunta nomina il Comitato Matildico per la celebrazione del IX Centenario della morte a Bondanazzo

Parmigianino, Ritratto di Matilde di Canossa
 
     L’Amministrazione Comunale di Reggiolo vuole ricordare con l’anno che viene, 2015, il IX Centenario della morte della contessa Matilde di Canossa, Vice regina d’Italia morta al Bondeno di Roncore-Bondanazzo di Reggiolo il 24 luglio 1115.
 
     Il periodo che va dall’Autunno del 1114 all’estate successiva, la contessa Matilde lo passò ininterrottamente al Bondeno di Roncore, come attestano sia il suo biografo, il monaco Donizone, sia la serie di documenti (oltre una decina) da lei stilati in questa località del reggiolese: oggi corte Bondanazzo di Reggiolo, al confine con il Mantovano e la zona del Bondeno di Gonzaga.

     Se la certezza della morte di Matilde ci viene dall’essere stata per un certo periodo (10 mesi) al Bondeno di Roncore – da lei già visitato nel 1077, insieme al Papa Gregorio VII, come accredita una Bolla Papale emessa dal pontefice l’11 febbraio di quell’anno – il successivo trasformarsi del toponimo in Bondanazzo è la diretta derivazione dall’idronimo antico (Bondeno-Bondenacium) nei secoli, verso il 1400-1500 come ci rivelano numerosi documenti.

     Gli studi e le ricerche dei proff. Vito Fumagalli, Giuseppe Sissa, Aldo Zagni, Franco Canova, nonché gli scritti dello storico settecentesco mantovano, G.B. Visi, portano tutti nella direzione di una lenta forma di decadimento del toponimo [- acium, – atium, e infine – azzo, come desinenza, indicherebbe proprio questo scivolare da una forma precedente ad una successiva, per erosione del termine, conseguente al graduale abbandono della zona degli abitanti residenti nell’antico Bondeno nei secoli successivi a quelli di Matilde.].

 

     La stessa zona, comprensiva di terreni reggiani all’epoca ma anche mantovani, inglobava nell’alto Medioevo un migliaio di biolche (= oltre 300 ettari) rese a coltura fra i due Bondeni storici: quello detto di Arduino e quello di Roncore: documentati insieme solo nel 1110, in un atto matildico (vedi P. Torelli, Regesto Mantovano, Roma 1914). Quello di Roncore, citato anche in precedenza (1038, 1042), doveva dunque inglobare anche il secondo, quello di Arduino, così chiamato dal vassallo fedele di Matilde, Arduino Da Palude di Rocca Falcona (S. Genesio di Fabbrico) e dal ripetersi nella stessa sua famiglia del nome Arduino (cfr. Genealogie di Tiraboschi, Fumagalli, Bougard ecc. riprese da Canova ne Gli Statuti reggiolesi del sec. XIII).
Che il primo preceda il secondo lo si accerta anche dalla nota dei Beni, Castelli e Pievi che stilò la Chiesa di Reggio nel sec. XI, in cui sono compresi beni della Chiesa stessa e possessi di Bonifacio Canossa, non sempre tenuti a titolo di enfiteusi ma in alcuni casi occupati con la forza.

     La corte Bondeno, senza specificazione, è presente poco prima di quella detta Ronco Episcopi, che finì per essere invasa dal marchese di Canossa e poi definitivamente aggregata alla corte Bondeno che da lì prese a chiamarsi di Roncore.

     Distinti così i due Bondeni dal 1110, è nel primo di essi, quello di Roncore, che si stabilì nell’ultimo anno di vita la marchesa viceregina d’Italia (1111-1115), ricevendo i suoi vassalli, i sacerdoti, i vescovi di Reggio e Mantova, gli abati di San Benedetto in Polirone e del monastero francese di Cluny. Nella raccolta di documenti matildici (Cfr. Monumenta Germaniae Historica di Elke e Verner Goez) in corso di traduzione e prossimi alla pubblicazione (Fontanili, Canova, Santi…) compare con chiarezza in nota che il Bondeno antico di Roncore è quello dove morì Matilde, che in seguito venne a chiamarsi Bondanazzo di Reggiolo.