
Nel centro storico di Reggiolo sorge l’imponente Rocca, creatasi intorno all’antica torre medievale (mastio) del 1242, su una modesta altura artificiale, detta “mota”, ora compensata dal rialzo della strada. La torre, circondata da un muro di cinta lungo 40 metri e che in origine non doveva superare gli 8 metri di altezza, risulta così essere il primo elemento di fortificazione del paese, eretto dai reggiani.
Nel corso dei secc. XIV° e XV° l’assetto della Rocca subì sostanziali modifiche ad opera dei Gonzaga con i quali (intorno al 1370), per difesa contro le bombarde, il muro di cinta (“circhia”) fu innalzato fino a raggiungere i 14 metri e dotato di quattro torri angolari alte circa 20 metri, due delle quali, quelle rivolte a sud, sporgenti. E’ ben visibile la linea di separazione verticale tra il muro più recente e le torri costruite in precedenza. A nord, dove si apre la porta principale, le torri, in linea con le mura e dotate di un lato obliquo, erano protette dal fossato e volte verso il territorio mantovano.
Tutte le torri sono aperte verso l’interno per consentire più facilmente le manovre di mezzi e persone; è verosimile che fossero collegate con il mastio centrale tramite passerelle “volanti” inserite nei numerosi fori dei muri. A sud, la sporgenza delle due torri d’angolo e la presenza di un’altra torre a difesa della porta, consentivano di tenere sotto tiro gli assalitori, grazie a numerose feritoie a strombo aperte all’interno e più strette verso l’esterno.
Al centro della facciata sud si apre una stretta porta d’accesso, in corrispondenza della quale sorge una quinta torre centrale; sugli stipiti della porta è ancora visibile il canale entro cui scorreva in verticale la saracinesca che chiudeva la porta. Di fronte esisteva un’altra fortificazione (battifredo) ora scomparsa, che si raccordava alle due torri laterali. Sono ancora visibili nelle torri angolari le tracce (i mattoni di colorazione diversa) di questo muro di recinzione che fungeva da anticamera tra la porta d’ingresso e il ponte levatoio più esterno.
Tutt’intorno al perimetro murario correvano i camminamenti per le ronde di guardia dei soldati.
Restano ancora tracce dell’antica merlatura, presumibilmente piatta durante il dominio della guelfa Reggio, e “a coda di rondine” con la ghibellina Mantova. La Rocca aveva all’interno un vasto spazio nel quale trovavano posto gli ambienti per i soldati, le stalle, i magazzini delle derrate, qualche casa, una chiesa dedicata a S. Maria e la sede del Governatore o del Vicario.
All’esterno, la Rocca era difesa da un profondo fossato che circondava anche la parte abitata a nord, denominata “castello”, cinta da mura e collegata alla Rocca con un piccolo ponte levatoio. Il fossato di difesa, alimentato con l’acqua del vicino canale Tagliata, veniva così ad assumere la forma di un grande “otto” che circondava (e separava) in tutto il suo perimetro il complesso fortificato e quello abitato. Nel corso del ‘700 furono demolite le mura e le torri presenti nella zona incastellata.
Dai documenti, si hanno notizie dell’intervento, nel 1472, dell’architetto fiorentino Luca Fancelli, chiamato a Mantova dai Gonzaga come collaboratore dell’Alberti e come sovrintendente ai vari cantieri aperti in città. A Reggiolo gli fu affidata la sistemazione del cosiddetto “palazzo in rocca”, con la creazione di tre sale stuccate e decorate delle quali però, oggi, non rimane che un solo salone spoglio situato nella parte est della struttura. Malgrado questi lavori di restauro e di risistemazione della Rocca ad ambiente abitativo e residenziale, i Gonzaga, per i propri soggiorni nella zona, preferirono la vicina Villa Aurelia; in generale la Rocca non ricoprì mai veramente una funzione residenziale ma, piuttosto, mantenne la sua tipologia di edificio militare, oggi presenza unica di questo genere nella Bassa.
Non è da escludere che i lavori realizzati dal Fancelli abbiano riguardato anche la creazione di “passaggi segreti” sotterranei: in alcuni carteggi si accenna a ingressi/uscite dalla Rocca verso Gonzaga e verso la Villa Aurelia, attestati anche da recenti lavori di scavo.
Il mastio
Costruito nel 1242, è la parte più antica della Rocca. Ha un’altezza di 36 metri per una lunghezza nelle pareti esterne di 11,30 metri. Alla base è munito di un barbacane di rinforzo alla struttura, sporgente di circa un metro rispetto alla linea delle pareti. Presenta una muratura massiccia, che parte da uno spessore di circa 2,30 metri nella parte più bassa, ma che via via si riduce fino a 1,80 m. nella parte alta. Vi si accedeva soltanto attraverso una porta sopraelevata munita di una scala di legno che poi veniva ritirata. All’interno vi sono cinque piani, oltre al piano terra e all’ultimo piano, ora a cielo scoperto, ma un tempo fornito di tetto, che possono essere risaliti con una scala a muro in marmo di 130 gradini, realizzata presumibilmente a fine ‘300/inizio ‘400. Si possono ancora notare i fori nella muratura che erano serviti per fissare i ponteggi nella costruzione dello stesso mastio.
I restauri recenti
Adibita ancora nel dopoguerra a usi abitativi, a sede scolastica e di laboratori artigianali, la Rocca ha poi conosciuto vari interventi di restauro tra i più importanti dei quali si ricordano quelli del 1976-1978 che hanno riguardato principalmente il mastio, e quelli del 1980-1983 che si sono occupati delle rimanenti strutture.
Il terremoto del 1985, benché non avesse arrecato danni gravissimi, rese inagibile la Rocca per un periodo di circa dieci anni. Solo nel 1995 infatti, vennero intrapresi i lavori (tra cui il rifacimento della pavimentazione interna ed esterna) che portarono poi alla riapertura definitiva della Rocca al pubblico e ad un suo migliore inserimento nella vita e nelle pubbliche manifestazioni della comunità.
Tratto da “Storia di Reggiolo” (1983) di Aldo Zagni:
- La “Rocca”
Con il generico termine di “castello”, largamente usato nel linguaggio corrente, si identificano varie opere fortificate, anche assai differenti tra loro per aspetti tipologici, dimensionali, stilistici, ecc. Una vasta sequenza di termini tecnici caratterizza queste differenti tipologie e l’espressione più corretta da riferirsi alla struttura fortificata di Reggiolo è quella di “rocca”. La rocca infatti è quell’apprestamento “militare” in funzione quasi esclusivamente strategico-difensiva destinato ad ospitare un forte contingente di armati, in cui i “quartieri” residenziali sono ridotti all’essenziale. Nella rocca, la tipologia rispecchia questa esigenza: ampio fossato con relativa “tagliata” o “circa”, un’alta cortina merlata interrotta da torri angolari o centrali, un’ampia “corte” interna, in cui sono eretti i casermaggi lignei a ridosso talvolta della cortina, la torre centrale o “mastio” sopravanzante le mura. Questi caratteri che, come ho osservato, qualificano le “rocche”, hanno riscontro nella fortificazione reggiolese.
- Caratteri architettonici
La rocca di Reggiolo è stata innalzata nel XIII sec., periodo in cui la “presa” e distruzione di castelli e rocche dalle fondamenta era, per così dire, all’ordine del giorno, con conseguenti totali rimaneggiamenti volumetrici e stilistici che hanno ridotto il numero di queste strutture giunte pressoché intatte sino ai nostri giorni. Reggiolo ha subito assalti e anche distruzioni, ma quasi tutte le XIII/XIV sec., col risultato che i caratteri architettonici di questo edificio ben rispecchiano la tipologia delle rocche del tempo.
Tutto il complesso era circondato dal fossato, colmo d’acqua e alimentato probabilmente dall’antico canale di bonifica; tra la fossa e la rocca intercorreva uno spazio libero definito “tagliata” o “circa” che doveva contribuire alla difesa, obbligando eventuali assalitori ad avvicinarsi “allo scoperto”. Usualmente la larghezza della circa equivaleva alla gittata media delle macchine belliche del tempo o a un “tiro di balestra”. La cortina muraria, con paramento in laterizio, si innalza improvvisamente al termine della circa, ed è interrotta da imponenti torri angolari. Una torre centrale difende l’ingresso ad arco tutt’ora visibile. Le aperture nella cortina e nelle torri erano estremamente ridotte: per lo più balestriere e feritoie direzionate per il tiro incrociato. In prossimità del colmo della cortina e subito sotto la linea dei merli, si osservano innesti per mensole lignee: in essi, venivano alloggiate travi di quercia su cui poggiavano le caditoie lignee aggettanti per la difesa piombante. Tali strutture venivano realizzate soltanto in occasione di eventi bellici. L’accesso alle camminatoie veniva realizzato tramite scale lignee di cui sono ancora leggibili gli innesti all’interno dell’edificio. Nella “piazza d’armi” si riunivano le munizioni per la difesa piombante: grosse pietre e massi da catapulta; la “piazza” era solitamente tenuta sgombra per favorire il movimento delle truppe ed eventuali superfettazioni per lo stallo dei cavalli o l’alloggio dei militi, erano realizzate con tecnica rudimentale e facilmente rimovibile in caso di necessità. Il nucleo centrale della “difesa ad oltranza” era rappresentato dal mastio. Massiccio ed imponente, racchiudeva in se’ le caratteristiche di una rocca nella rocca: totalmente autosufficiente era provvisto di ingresso sopraelevato cui si accedeva tramite una scala lignea asportabile; nessuna apertura al piano terra, se non alcune feritoie balestriere; un’ampia cisterna garantiva l’approvvigionamento idrico e ampi depositi di cereali assicuravano l’alimentazione agli assediati. Il mastio era articolato su vari piani con solai lignei cui si accedeva tramite una stretta scala interna. I vani all’interno non venivano caratterizzati, riducendosi ad unici vasti ambienti senza tramezzi. La sommità del mastio, anch’essa merlata e apprestata per la difesa piombante, ospitava una finestrella probabilmente utilizzata per comunicazioni visive. L’impianto che ora ho descritto caratterizza la rocca di Reggiolo e, con qualche piccola modifica (es. la scaletta di Gianfrancesco Gonzaga), è rappresentativo della architettura militare del XII/XIV sec. in area locale. A Nord della Rocca, si distendeva il “castello” o “borgo”. Il termine di “castello” qualifica infatti (nella dizione antica) un qualsiasi nucleo di edifici residenziali fortificati. Nel caso di Reggiolo, il borgo, coevo alla rocca, era circondato anch’esso dalla fossa e unito tramite uno stretto ponticello fortificato alla “piazza d’arme” (vedi fotografie catasto 1821). I caratteri costruttivi e la tipologia della rocca di Reggiolo ben illustrano l’architettura fortificata locale del XIII-XIV sec., ma il modello architettonico utilizzato ricalca schemi assai più antichi, di epoca medievale. Nell’alto-medioevo, infatti, le strutture fortificate seguivano criteri distributivi assai simili, impostati su una unica torre centrale, circondata da una cortina difensiva. È assai raro riscontrare questo schema nella maggior parte dei castelli e delle rocche ancora oggi rimaste e questa particolare caratteristica qualifica l’edificio di Reggiolo tra i più importanti esempi di architettura fortificata italiana. In questo contesto, ogni minimo intervento di “restauro” sulle strutture esistenti deve venire attentamente seguito e impostato su serie ricerche ed analisi, in caso contrario rischiamo la compromissione del monumento.
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![]() Particolare della Rocca in un dipinto del 1655 |